Mamme … sì, noi mamme siamo delle persone assai strane. Dal giorno in cui nascono i nostri bambini fino alla fine dei nostri giorni ci preoccupiamo per loro. Siamo quelle che sono costantemente in pensiero per loro. Quelle che vedono sempre le nuvole all’orizzonte. Quelle perennemente preoccupate per i nostri piccoli, grandi eroi e le nostre dolci principesse. Siamo fatte così, anche se voi padri e bambini non ci potete capire. Pertanto … padri e marmocchi, smettete subito di leggere questo articolo poiché non lo capirete mai. È scritto da una mamma per una mamma – e per voi questa lingua sarà incomprensibile. Come una specie di messaggio criptato. 😉
L’inizio della nostra storia
Ora che siamo da sole vi posso rivelare anche quella verità che i padri e i bambini raramente notano: noi madri sappiamo anche essere abbastanza forti da lasciare i nostri piccoli a fare i loro primi passi e costruirsi le proprie esperienze, crescendo con i bernoccoli che si procureranno da sé, camminando autonomamente per la propria strada.
Vi racconterò la mia storia personale. Mio figlio, Tadej, si è seduto sulla sua prima minimoto all’età di sei anni. A dirla tutta, ho sempre saputo che Elvis (il padre di Tadej) ha comprato la moto a suo figlio, ma in realtà l’ha comprata per sé. Vi suona famigliare? Tuttavia, siccome il padre disse al figlio che l’aveva comprata per lui, un giorno ha dovuto metterlo in sella a questa moto… Ed è così che è iniziato tutto. I miei due uomini hanno iniziato lentamente e con prudenza. Hanno guidato nei parcheggi e in aree simili, ma un giorno hanno avuto un piccolo incidente. A Tadej non è successo niente, ma si è spaventato molto e non ha voluto sedersi sulla moto per un anno intero. Siccome avevo visto questo “incidente” anch’io, come ogni madre mi sono spaventata e non ho incoraggiato mio figlio a riprendere a guidare il suo cavallino rampante.
Quando si trovano le persone giuste
Poi, un giorno, i miei due ragazzi sono andati a Vrtojba. Hanno saputo che lì c’era una scuola di minimoto. Una volta tornati a casa, ho notato già dall’espressione di Tadej che l’esperienza fatta a Vrtojba gli è piaciuta moltissimo. Con il luccichio negli occhi e un sorriso stampato sul viso ha cominciato a raccontarmi del circuito, della tuta, del casco, degli istruttori. Ha dichiarato che non vede l’ora di andare di nuovo a scuola di minimoto. Quel giorno nacque un nuovo amore, più forte di quello per i mattoncini Lego.
Tadej ha frequentato la scuola di minimoto per circa un anno. Sia lui che suo padre mi raccontavano dei progressi fatti e di ciò che Tadej imparava. Elvis mi detto tutto su come a scuola si prendono cura della sua sicurezza, come gli insegnano le cose gradualmente, come gli prestano attenzione e lo motivano. Quello che ho sentito mi è piaciuto.
Abbiamo iniziato a investire in questo nuovo amore di Tadej. Una nuova moto, nuova tuta, casco, calzature, guanti, protezione per la schiena. Elvis era molto attento nello scegliere tutte queste, cose ponendo l’accento sulla sicurezza. I piloti cadono, ora questo fatto è chiaro anche a me, ma se sono protetti adeguatamente e se sanno come cadere, allora una caduta non è più qualcosa che si deve temere.
Le prime esperienze di gara
Tadej è diventato bravo nella guida. Quindi all’età di dieci anni ha iniziato a partecipare alle gare del Campionato nazionale sloveno. La prima gara si è svolta a Krško. Io non l’avevo ancora visto in sella alla moto da quel “famoso incidente”. Quindi davanti a me c’erano un sabato pieno di ansia e una domenica infernale. Due giorni di puro terrore. Il sabato è andato relativamente bene, dato che sul programma c’erano solo le prove libere. Domenica, invece, le gare mi hanno tolto dieci anni di vita. 😱 Non vedevo l’ora che Tadej tornasse dalla pista e parcheggiasse la moto sul cavalletto. Non mi importava niente della classifica, volevo solo che tornasse nei box vivo e vegeto. Ed è successo proprio così, è ritornato vivo, vegeto e sorridente… con mio grande sollievo.
Cadute e altre lezioni di vita
Anche se gli ho promesso che sarei andata a una sola delle sue gare, ero nei box anche a quella successiva, a quella dopo e anche a quell’altra dopo. A dirla tutta, ero presente a tutte le sue gare. L’ho visto cadere ancora. Ho avuto paura? Sì, nel momento in cui volava dalla moto ho avuto paura, ma mi sono scordata di questa paura nello stesso momento in cui lo vedevo rialzarsi tutto arrabbiato e vedevo che correva verso la moto per continuare le prove come se nulla fosse successo. Mi sono resa conto che correre in moto era sicuro, che ha una buona protezione e che gli hanno insegnato a cadere. Mi sono resa conto che anche le cadute fanno parte della gara, ma se il bambino è adeguatamente preparato, le cadute possono essere molto meno pericolose di quello che pensiamo noi mamme.
Ma ho imparato anche un’altra cosa: la minimoto ha dato molto a mio figlio non solo la gioia di gareggiare. Tadej sa benissimo che la scuola viene prima di tutto e che gli toglieremo subito la moto se a scuola non andrà tutto come dovrebbe andare. Oltre alla scuola, Tadej ha altri obblighi: l’inglese e il karate. Questo cosa significa? Significa che deve essere diligente per poter fare tutte queste cose insieme. Deve pianificare il proprio tempo. A scuola segue le lezioni con più attenzione per non dover studiare tanto a casa. Deve tener conto anche di interrogazioni orali, prove scritte, presentazioni dei temi e letture d’obbligo (in due lingue), in modo da avere abbastanza tempo per poter gareggiare. La minimoto è la sua motivazione.
Inoltre, questo sport lo aiuta anche sul piano dello sviluppo fisico. Date un’occhiata ai nostri piccoli centauri quando finiscono una gara e si tolgono il casco. Non sono “freschi come una rosa” ma più simili a un atleta che ha appena corso la maratona. Sulla moto ci si deve muovere molto per poter curvare, si deve sollevare la moto, stare attenti al coordinamento, alla concentrazione, i bambini devono imparare a gestire lo stress. In gara un bambino rilascia adrenalina e accresce la fiducia in sé stesso.
Cosa mi ha insegnato l’esperienza della minimoto
Mamme … non abbiate paura. Iscrivete il vostro bambino in una scuola di minimoto dove si occuperanno della sua sicurezza e andate a vederlo qualche volta. Lui ne sarà felice e voi ritornerete a casa rassicurate. E quando sarà abbastanza grande da avere la sua prima vera moto, sappiate che non avra voglia di correre su strada. Correre su strada non è nemmeno lontanamente così eccitante che sfogarsi su una pista. E semmai cadrà con “la moto grande”, sappiate che saprà come cadere. Quindi, siate coraggiose! Iscrivete la luce dei vostri occhi, sia esso un piccolo eroe o una splendida principessa, a una scuola di minimoto e non preoccupatevi. Saranno loro ad assicurarsi che tutto vada bene. Voi sedetevi tranquille e limitatevi a osservare l’espressione soddisfatta sul loro volto.
– mamma Kristina