Descrizione dell’Autodromo dell’Umbria
La prima curva è la Traliccio, una curva stretta ma abbastanza veloce. In questa curva è importante l’uscita, dato che la curva continua in un breve allungo, il quale si chiude alla curva Vecchi Box. La Vecchi Box è un tornantino a 180 gradi, relativamente lento.
Dopo i Vecchi Box entriamo nella Esse, all’apparenza molto semplice, che però continua nel Tornantino, una stretta curva da percorrere a velocità molto ridotta.
Si arriva alla curva del Muro, una curva a 90 gradi, dove è importante ritardarla leggermente per avere una migliore uscita. Davanti a noi, infatti, c’è il Rettilineo del Muro, il rettilineo più lungo del circuito. Questo rettilineo si chiude con la staccata più violenta in questa pista, proprio prima del Curvone. Fare il Curvone bene è molto importante, poiché fa da entrata a tutte le curve che seguono:
Per fare bene Monte Sperello è importante uscire larghi dalla curva 7. Bisogna poi ritardare l’entrata in Monte Sperello altrimenti si esce larghi e si sbaglia la sequenza di tutte le altre curve fino al rettilineo finale. È importante che la Zampini e la Prima Esse vengano sacrificate (ritardando l’inserimento uscendo stretti). Per la Seconda Esse è vitale sfruttare tutto lo spazio a disposizione sia in entrata che in uscita. Infatti dopo la Seconda Esse si spalanca il gas per fare a pieno il rettilineo finale.
Tutti i numeri dell’Autodromo dell’Umbria
Lunghezza del tracciato: 2.507 metri
Larghezza media: 11 metri
Lunghezza del rettilineo principale: 710 metri
Curve: 7 a destra, 4 a sinistra
Anno di inaugurazione: 1973

La storia dell’Autodromo dell’Umbria
Primi anni

Nella primavera del 1972, i soci fondatori della Scuderia Carpine (Lorenzo Rondini, Giulio Capolsini, Umberto Mannocchi, Paolo Bietoloni, Gianni Moretti, Francesco Terradura e Giuseppe Tarpani), decisero di dar vita a un piccolo circuito sul quale testare e far gareggiare le propri e macchine da corsa. Così il 7 Aprile del 1973 venne inaugurato l’Autodromo di Magione.
Il tracciato fu di appena 1650 metri, ma già allora molto tecnico. In poco tempo, anche grazie alla posizione geografica centrale, l’autodromo divenne un circuito di rilevanza nazionale.
Fino al 1979 l’impianto fu gestito dalla Scuderia Carpine, che però fu costretta a venderlo nel 1979, a causa dei costi di gestione sempre più alti. In soccorso dell’Autodromo arrivarono le istituzioni locali capeggiate dall’Automobile Club di Perugia. Con la nuova gestione, l’Autodromo venne ribattezzato Autodromo dell’Umbria. Decisero di intitolarlo alla memoria del pilota automobilistico Mario Umberto Borzacchini.
Voglia di cambiamento
A partire dagli anni 1990 l’impianto cominciò a svilupparsi. Vennero fatte significative migliorie nell’ambito della sicurezza della pista. Il tracciato fu allungato, e a metà del decennio raggiunse i 2507 metri. L’autodromo si arricchì di un nuovo paddock, nuovi box e nuove strutture.
Nuovo millennio, nuovi ammodernamenti
Nel 2006 nacque il CNESS (Centro Nazionale di Educazione alla Sicurezza Stradale), una scuola di guida sicura per prevenire le situazioni più classiche di pericolo in strada. Nel 2017 vennero eseguiti importanti lavori di riasfaltatura.
L’Autodromo oggi
Oggi l’Autodromo dell’Umbria ospita diversi corsi di guida per auto e moto, manifestazioni ed eventi pubblici e privati, e presentazioni legate al mondo dei motori.